Per tutto il mese di ottobre, in Cattedrale a Como, all’altare di Santa Apollonia, saranno esposte le teche con le reliquie ex indumentis di san Giovanni Paolo II, san PaoloVI e san Giovanni XXIII.
Nel giro di pochi anni la Chiesa ha riconosciuto santi, per indicazione di papa Francesco, tre pontefici vissuti in questi ultimi decenni: san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II canonizzati il 27 aprile 2014, san Paolo VI canonizzato il 14 ottobre 2018. Questi tre papi hanno legato il loro nome e il loro ministero, seppure in modo diverso, alla nostra bella Cattedrale. Angelo Roncalli/san
Giovanni XXIII assistette da giovane chierico, il 12 settembre 1899, alla prima esecuzione dell’Oratorio di Natale composto e diretto dal M° Luigi Perosi. Amicissimo del vescovo di Como, monsignor Alessandro Macchi, (1930-1947) lo visitò spesso qui in città, ne celebrò la Santa Messa di trigesimo in Cattedrale, come annota lui stesso nelle sue agende. Ebbe molti contatti con la nostra Diocesi, celebrando per esempio, il Congresso Eucaristico Diocesano di Olgiate Comasco, nel 1936. Giovanni Battista Montini/ san Paolo VI era bresciano come il vescovo Felice Bonomini, (1948-1974) e minore di lui due anni. Il giorno dell’ingresso in Milano come nuovo arcivescovo (6 gennaio 1955), monsignor Montini ricevette in prestito da monsignor Bonomini il galero verde (grande cappello circolare) che poi per l’acqua e la neve si rovinò. Monsignor Montini qualche giorno dopo fece avere al confratello un galero nuovo. Esiste la lettera del vescovo
Bonomini a monsignor Montini per ringraziarlo di tale gesto. Il 26 maggio 1957 a chiusura dei festeggiamenti per la beatificazione del comasco papa Innocenzo XI, l’arcivescovo Montini celebrò un solenne pontificale in Duomo con un discorso degno del suo eloquio e del tema così solenne per la Chiesa e per Como. Un aspetto curioso, recentemente reso noto dalla nipote di san Paolo VI , Chiara Montini, e pubblicato nel volumetto “Mio zio, Paolo VI”ci informa che da arcivescovo di Milano dava appuntamento ai suoi parenti provenienti da Brescia presso il Duomo di Como, il 16 agosto, per proseguire insieme verso la Svizzera per un po’ di ferie. Con ogni probabilità non mancava in quell’occasione di salutare il vescovo Bonomini, suo conterraneo. San Paolo VI, già da arcivescovo di Milano ebbe sempre grande considerazione anche per monsignor Teresio Ferraroni che volle prevosto di Sesto San Giovanni (1958) e che elevò all’episcopato nel 1966, eleggendolo poi vescovo di Como nel 1974. Karol Woityla/ san Giovanni Paolo II, venne a Como da pontefice il 4 e 5 maggio 1996, essendo vescovo monsignor Alessandro Maggiolini. Fu proprio Giovanni Paolo II ad eleggere il vescovo Maggiolini nel 1989 per la nostra Diocesi e fu sempre papa Woityla a volerlo, unico vescovo italiano, nella Commissione episcopale per la redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nel cuore di molti comaschi è certamente vivo il ricordo di quei giorni; qui piace rammentare soprattutto la recita del Santo Rosario, guidata in Cattedrale dal papa, la sera del 4 maggio. Furono giorni memorabili per la città e la diocesi. Tenuto conto di tutte queste circostanze il Capitolo della Cattedrale ha maturato la convinzione di
dover ricordare la figura di questi tre santi pontefici, promuovendo la realizzazione di tre reliquiari che ne perpetuassero il ricordo e la devozione. Le reliquie dei tre Santi Pontefici sono tutte “ ex-indumentis”, cioè frammenti di stoffa dei loro abiti o di tessuti liturgici. Per San Giovanni XXIII si tratta di una porzione della veste bianca papale da lui indossata, pervenutaci dalla Postulazione tramite don Simone Piani; nel caso di san Paolo VI la reliquia consiste nella fodera della manica di un rocchetto papale che ci è stato donato dalla “Custodia delle Reliquie” della Curia Arcivescovile di Milano; per San Giovanni Paolo II, il cardinal Stanislao Dziwisz quando era ancora arcivescovo di Cracovia, ci ha fatto dono di un purificatoio usato dal Santo Padre nella
celebrazione eucaristica. La realizzazione dei tre reliquiari è stata affidata ai laboratori della Scuola Beato Angelico di Milano, sotto la regia appassionata e competente del giovane architetto Jacopo Ambrosini. Realizzati in rame dorato si ispirano per forma ai reliquiari medievali, seppure con uno stile più moderno. Quelli di san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II sono identici,
mentre quello di san Paolo VI per la particolare tipologia della reliquia – in pratica un cilindro di tessuto – ha forma di ostensorio ambrosiano. I primi due recano sulla sommità il simbolo delle chiavi, mentre in quello di papa Montini si evidenzia la tiara, l’ultimo pontefice ad utilizzarla anche se per pochissime volte. Ognuno dei tre reliquiari, inoltre, è caratterizzato da una citazione evangelica, scelta tra le parole rivolte da Cristo a Pietro che identifica e distingue in qualche modo ciascuno dei tre pontefici. Per sottolineare la pastoralità di Giovanni XXIII c’è il riferimento al vangelo di Giovanni : “… pasce oves meas”; per Paolo VI viene citato Luca: “confirma fratres tuos” in allusione alla sua guida pastorale durante la contestazione e alla “Professione di fede” del 1968; per Giovanni Paolo II, ancora il vangelo di Giovanni con “…duc in altum” per l’eccezionale slancio missionario del suo pontificato e per il documento così intitolato con cui introduceva la
Chiesa, alla fine del Giubileo del 2000, nel terzo millennio. La celebrazione liturgica del 13 maggio, anniversario della Dedicazione della Cattedrale era la data scelta per l’accoglienza e la presentazione di questi preziosi doni, di cui si ringraziano gli anonimi e generosi oblatori, mentre si sta studiando la modalità migliore per la loro stabile collocazione in Cattedrale. Si è dovuto posticipare a causa del lockdown e delle dispozioni anticoronavirus. Analogamente a questa operazione si sta pensando di raccogliere in una unica sistemazione in Duomo, le reliquie del beato Andrea Carlo Ferrari che fu vescovo di Como dal 1891 al 1894 e venne beatificato da san Giovanni Paolo II il 10 maggio 1987. Si tratta di due mitre, di un rocchetto, di una croce pettorale, dell’anello episcopale e , da poco ricevute dalla Curia Arcivescovile di Milano, lo zucchetto cardinalizio e un berretto che utilizzava quando era vescovo di Como.
Don GUIDO CALVI per Il Settimanale #38