Uno degli obiettivi del “giorno della memoria”, che si è celebrato lo scorso 27 gennaio, è quello di non dimenticare. Per questo numerose Amministrazioni Comunali coinvolgono gli alunni dei relativi istituti scolastici nel perpetrare il ricordo degli orrori della Shoah e della sofferenza che migliaia di persone hanno subito prima e durante la II Guerra Mondiale per la brutalità delle oppressioni e della violenza nazi-fasciste. A Cernobbio, gli alunni della classe 3D della scuola secondaria di I grado, nel corso della cerimonia di commemorazione pubblica che si è svolta in sala consiliare, in particolare hanno voluto ricordare la figura di don Umberto Marmori, cui è dedicato il loro istituto. Il modo è stato peculiare in quanto hanno scelto di raccontare la storia del sacerdote, nativo di Ponna e morto a dopo essere stato rilasciato, anche su pressioni della Santa Sede, dopo mesi di indicibili sofferenze, fisiche e psichiche, al Carcere di San Vittore dove era stato rinchiuso nel corso del 1944, attraverso le pagine del suo diario. Testimonianze, però, che non esistono in realtà ma che sono state redatte dagli stessi alunni, tenendo nella dovuta considerazione le informazioni storiche su di lui ed immaginando i pensieri e gli stati d’animo di questo sacerdote negli anni dell’oscurità. Significativo il titolo che è stato dato a queste memorie, “Il diario del prete dalla porta aperta”, che si aprono con le sensazioni redatte il 21 gennaio 1934, data del suo ingresso a Cernobbio quale nuovo parroco. I pensieri più toccanti e coinvolgenti portano, però, la data del 16 ottobre 1938, quando entrano in vigore le leggi razziali emanate nel precedente mese di settembre. E poi il 10 giugno 1940, data dell’ingresso dell’Italia in guerra, fino al 1944 quando viene arrestato (ed in proposito va sottolineato che, finora, non è l’atto ufficiale che giustificò l’arresto perpetrato nei suoi confronti) e condotto al carcere di San Vittore di Milano. Toccante è l’ultima pagina di questo diario, che porta la firma del 1° gennaio 1945 e che gli alunni hanno immaginato sia stata scritta dal sacerdote una volta rilasciato e tornato sulle sponde del Lario da Bergamo, dove in un primo tempo era stato trasferito da Milano: “E’ un reato aiutare chi ha bisogno, chi è oppresso e perseguitato senza motivo? – si legge nel diario che prende spunto anche dai racconti della nonna di un alunno e relativi ad avvenimenti realmente accaduti – Volevano che ammettessi quello che qualche informatore gli aveva rivelato. Volevano anche che confermassi il nome di Angelo Turchi, ma Angelo è un uomo buono che non ha colpe. Ha solo meriti. Grazie al nostro sistema di comunicazione sono riuscito ad accompagnare tante persone verso la salvezza in Svizzera. Angelo stava lì, seduto ad un tavolino del Bar con un giornale. Se quel giornale era aperto voleva dire che non c’erano guardie in giro e la via era libera. Se il giornale invece era chiuso, bisognava aspettare un’altra sera. Angelo in quel modo metteva a rischio la propria vita! Come avrei potuto fare il suo nome? Tradirlo così..(…) Ed ora, solo perché le mie condizioni di salute sono tanto peggiorate ho potuto venire qui a Villa Amalia, a Sala, così vicino a Cernobbio ma tanto lontano per me, per le mie forze che diminuiscono ogni giorno. Padre mio che sei nei Cieli, mi metto nelle tue mani”. Don Umberto Marmori morì alle prime ore dell’alba del 18 gennaio 1945. Don Abramo Levi concluse la sua commemorazione funebre citando una delle ultime omelie di Don Marmori nella quale affermò: “Il tiranno muore per odio, l’apostolo muore per amore”. E il ricordo del suo sacrificio è ben vivo tra gli studenti cernobbiesi che hanno voluto così rendere omaggio al sacerdote cui è dedicata la loro scuola ed al quale don Silvio Bernasconi dedicò un volumetto ormai qualche anno fa.
Luigi Clerici per “Il Settimanale della Diocesi”