La decisione ufficializzata con la firma del 3 settembre scorso

L’Abbazia di San Benedetto in Val Perlana donata alla Diocesi

«Un luogo per chi è alla ricerca di Dio, un punto di spiritualità per dare spazio al silenzio, al raccoglimento e alla preghiera». Con queste parole il vescovo monsignor Oscar Cantoni, lo scorso 3 settembre, ha salutato la donazione, a favore della Diocesi di Como, del monastero di San Benedetto in Val Perlana da parte della famiglia Botta, che ne era proprietaria. Una firma frutto di un percorso lungo e che ha visto succedersi, negli anni, eventi e persone. Le prime notizie del complesso abbaziale risalgono all’XI secolo: «Il documento più antico – ci spiega don Sergio  Tettamanti, rettore del Santuario della Beata Vergine del Soccorso – porta la firma del Vescovo Rainaldo, che affidò la cura del monastero a tre conversi laici che abitavano nelle adiacenze del monastero probabilmente precedentemente legato alla basilica di San Carpoforo a Como». La costruzione della struttura, però, risale a molto tempo prima. Probabilmente fu costruita tra il 1050 e il 1075 presso una sorgente ancora oggi esistente, a circa 800 metri di quota, in una zona allora certamente coltivata. Il monastero fu soppresso nel 1431 da papa Martino V per passare sotto le dipendenze dell’Abbazia dell’Acquafredda, affidata ai monaci cistercensi, una comunità, questa, che era diretta filiazione del monastero di Morimondo.

Enrica Lattanzi per “Il Settimanale della Diocesi di Como”