La storia dell’Abbazia di Piona è stata al centro dell’incontro promosso dal Rotary Club Colico lo scorso 1° marzo. Relatore è stato padre Ludovico Valenti, accompagnato dal priore, padre Massimo Cristoforo Marianella.
L’abbazia ha antiche origini, all’inizio dell’era cristiana, i cui segni visibili e tangibili sono apparsi nello scritto di una lapide paleocristiana, detta “lapide di Agrippino”, vescovo di Como dal 607 al 617. Questo prezioso cimelio marmoreo, rimasto nascosto per tanti secoli – perché usato come architrave dai costruttori o restauratori del chiostro -, fu scoperto nel 1663 e oggi fa bella mostra in un angolo del chiostro. La seconda traccia storica è la superstite abside, che sorge nel retro dell’attuale abbazia, che rivela l’esistenza dell’oratorio di Santa Giustina di cui parla la lapide del vescovo Agrippino. Dalle origini dell’Abbazia padre Ludovico ha fatto conoscere la storia della presenza dei monaci intorno al 1100 e fino al 1475, Nel successivo periodo, dal 1495 al 1798, subentrarono i commendatari. Con la soppressione della commenda, nel 1801 i beni passarono a privati, ultimi dei quali la famiglia di Cesare Rocca. Padre Ludovico ha ricordato che a Mai-Lalà in Etiopia, il 13 febbraio 1936, un gruppo di indigeni uccise Cesare Rocca e la moglie Lidia Maffioli. Pietro Rocca, fratello dell’ucciso, in loro memoria, donò l’intera tenuta di Piona alla congregazione dei Cistercensi di Casamari. I monaci riportarono così Piona all’antico splendore.